Apparecchi acustici… una storia antica !

Quando è venuto in mente il gesto di mettere la mano dietro la propria campana per guadagnare qualche decibel prezioso quando mancano ?
Da tempo immemorabile, gli ipoacusici hanno cercato sotterfugi per sentire meglio chi li circonda. Molto rapidamente, dal gesto elementare di una conchiglia a forma di coclea, la cui estremità veniva inserita nel padiglione auricolare, si è capito che un dispositivo a forma di cono o di corno ci avrebbe permesso di sentire meglio inserendolo nel canale uditivo.
Chi non ha sperimentato l’ascolto del mare nello strombo di una conchiglia ?
Tuttavia, quando si torna a casa, questa stranezza continua, il che può sembrare strano se si vive nella Francia centrale ( ). In effetti, il guscio funge da cassa di risonanza e il suono che percepiamo è quello del sangue del nostro corpo, amplificato.
Possiamo quindi vedere che un dispositivo conico agisce come un ricevitore di suoni ma anche come un trasmettitore o amplificatore e la tentazione di usarlo come tale è probabilmente nata allo stesso tempo dell’uso del ricevitore.
Gli strumenti musicali fecero presto uso di questa proprietà di amplificare un suono emesso, che sfuggiva attraverso uno strumento a forma di corno.
Il corno animale fu il primo strumento utilizzato per farsi sentire, soprattutto in battaglia.
La sirena da nebbia informava le potenziali navi della sua presenza. Poteva essere intagliato e scolpito dall’avorio delle zanne di elefante (olifante) ed era indossato solo da persone importanti che andavano in guerra. La ricchezza degli intagli lo rendeva un oggetto prezioso e ambito ed era disonorevole abbandonarlo al nemico (Roland, a Roncisvalle, lo ridusse in macerie, come dice la canzone, senza riuscire a fare lo stesso con il suo Durandal).
Al giorno d’oggi, il corno da caccia è ancora usato durante i segugi.
Tutti gli strumenti a fiato (trombe, sassofoni, oboi, tromboni) operano su questa stessa proprietà.
Questa proprietà di ricevere e amplificare i suoni attraverso un oggetto conico permise a Laënnec di progettare lo stetoscopio nel 1816. Questo primo stetoscopio era semplicemente un imbuto che veniva applicato al torace del soggetto per percepire il respiro polmonare o il cuore. Al giorno d’oggi, alcune ostetriche usano ancora un imbuto di legno che applicano allo stomaco delle donne incinte per ascoltare il suono del cuore dei loro bambini nell’utero.
Lo stetoscopio di Laënnec
Torniamo alle nostre orecchie.
La prima descrizione del corno acustico caro al nostro professore Tournesol risale al 1624.
Dopo Athanasius Kircher nel XVII secolo, un immenso studioso che lasciò un megafono di sua invenzione nel campo dell’udito (illustrazione qui sotto), un francese, Claude-Nicolas Le Cat, medico, immaginò nel 1757 un corno acustico di metallo lucidato che permetteva un’amplificazione dei suoni di circa 15dB, cifra che fu un riferimento fino all’inizio del XX secolo.
Il numero di corni acustici proposti può essere descritto all’infinito, alcuni dei quali hanno disegnato uno schizzo di una lumaca nel loro cono, migliorando necessariamente le prestazioni dell’oggetto. In effetti, essendo il primo passo per i ricercatori l’osservazione, essi avevano già da tempo descritto la coclea, l’organo interno dell’udito, caratterizzato dalla sua forma a spirale, che per i ricercatori dell’epoca era una condizione sine qua non per il buon funzionamento delle trombe acustiche.
La coclea, l’organo interno dell’udito
Che pietre miliari hanno raggiunto oggi i nostri apparecchi acustici !
Qual è lo scopo di questi richiami? Molto più di quanto si possa pensare.
Sfortunatamente, l’uomo del 21° secolo ha una crescente tendenza a ignorare il senso comune. Due punti sembrano fondamentali, così fondamentali che sono stati abbandonati lungo la strada :
• La funzione di amplificare i suoni che escono da un dispositivo a forma di cono (emissione),
• E, come corollario, la sua funzione di ricevere i suoni.
Questo doppio ruolo di trasmissione-ricezione rimane fondamentale ed è per questo che si consiglia di favorire il più possibile (ci sono rare controindicazioni) l’uso di apparecchi acustici intraduttali. Oltre all’aspetto estetico, beneficia dell’amplificatore naturale costituito dal padiglione auricolare con ricevitore e trasmettitore di suoni nel canale, permettendo, inoltre, già con un solo apparecchio, di sentire un effetto stereo, che un apparecchio acustico BTE non è in grado di offrire.
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